La Dottrina sociale della Chiesa «non riguarda alcuni specialisti ma riguarda tutti. La Chiesa e i cristiani vivono nel mondo, non ne hanno paura, ma hanno paura di diventare come il mondo se perdono l’amore di Gesù». Lo ha affermato il cardinale Matteo Maria Zuppi, presidente della Conferenza episcopale italiana, nell’omelia pronunciata durante la messa presieduta ieri mattina nel duomo di Verona, al termine della xiii edizione del Festival della dottrina sociale. L’iniziativa, ospitata nella città scaligera dal 26 novembre, si è concentrata quest’anno sul tema “Socialmente liberi” e ha contato 1700 presenze ogni giorno, in 14 panel, per un totale di 80 relatori.
«La Chiesa – ha osservato l’arcivescovo di Bologna – legge nel mondo i segni dei tempi, quelli che ci aiutano a capire il Vangelo oggi, cioè che cosa ci è chiesto oggi». Il Vangelo, ha spiegato Zuppi, «non ha una risposta per tutti i problemi, ma ci insegna a trovarla. Perché ci aiuta ad amare tutto e tutti. È amore che diventa intelligenza, cultura, umanesimo, prassi che la Chiesa offre a tutti, regala a chiunque, e chiede a tutti coloro che hanno responsabilità sociali, cioè per la comunità, di vivere di questa stessa preoccupazione». «Alcuni ne hanno parecchie di responsabilità sociali», ma – ha ammonito il presidente della Cei – «attenzione che tutti abbiamo la nostra. Tutti siamo persone socievoli. Cioè non individui-isole. Perché l’uomo non è un’isola».
La Dottrina sociale della Chiesa, ha spiegato inoltre il porporato, «nasce da questa consapevolezza: il tuo futuro dipende dal loro. E viceversa, anche il loro futuro dipende da te». Questa Dottrina, infine, «non è di una parte, tanto meno di un partito (…) L’unica parte della Dottrina sociale è sempre Gesù».
All’inizio della celebrazione eucaristica, il vescovo di Verona, monsignor Domenico Pompili, ha ricordato che «la terra veronese è notoriamente crocevia di popoli e di culture. Nella sua storia ha maturato un forte legame tra annuncio del Vangelo ed umanizzazione della società». «Ne sono prova non solo alcune figure che Papa Francesco definirebbe di “poeti sociali”, come Romano Guardini, Giovanni Calabria, Angela Merici, Leopoldina Nodet – ha proseguito il presule – ma anche un vissuto diffuso, fatto di laici e di laiche, di missionarie e di missionari, di preti e religiosi, concentrati a promuovere scuole, ospedali e case di cura, circoli culturali e liberativi, perfino banche». «Anche se molto è cambiato, non è venuta a meno la voglia di rileggere la società alla luce del Vangelo e il Vangelo alla luce della società», ha assicurato monsignor Pompili, la cui diocesi accoglierà Papa Francesco il 18 maggio 2024.
dall’Osservatore Romano